Lo sai che i papaveri son alti alti alti…

campo-papaveri

Meraviglia i prati di papaveri! il papaver somniferum è quello più apprezzato per i semi, con cui si guarniscono pani dolci e salati, finalmente ha preso piede anche nei giardini privati e via libera  ai prati colorati, fiabeschi e sognatori.

Li vediamo tutti in fila, come se un bel colpo di spazzola li avesse posizionati sono rosa, rossi, bianchi, circondati da boschi, e villaggi.I loro semi sono prelibati dal dolce sapore di mandorla, se ne ricava perfino un olio, privi dei loro alcaloidi da cui poi si ricava la morfina e le altre droghe.

Il papavero ama i climi freschi e ventilati ma può essere coltivato anche nel sud Italia,

esposizione ideale è pieno sole,un bel terreno leggero e ben drenato anche misto a ghiaia, le irrigazioni devono essere regolari fino a maggio, quando dà il meglio della fioritura poi mantenerlo ben asciutto.

Un paio di concimazioni all’anno una a marzo ed una in autunno aiutano e favoriscono una copiosa fioritura, sempre alla base della pianta..

Dove trovarli?

Vi segnalo due vivai specializzati in erbacee perenni (le mie preferite..spettinatissime!)

Azienda Agricola Priola 

http://www.priola.it

Treviso

Erbario della Gorra

http://www.gorraonline.it

Torino

Calma…in giardino ci vuole calma! -Napoliflash24-

festa 015

La frenesia della vita, delle strade, le immagini accelerate che ci inseguono, quest’attività febbrile ed “innatura-le”che ci domina, tutto ha distrutto e non ci permette più di rivolgerci alle profondità delle nostre anime.

Questi ritmi hanno disturbato uno spazio primordiale ed archetipo che ci apparteneva:il vuoto, il nulla, luoghi dove il pensiero alberga fertile, ci spaventa… luoghi dove il suono della natura, con la sua pigrizia e solerzia, generava una musica: il fruscio delle foglie, il ronzio delle api, lo sciabordio dell’acqua… Io raminga e pellegrina vivo fra due mondi, e quello da cui stanotte sono appena rientrata mi ha ricordato questo:il piccolo giardino che mi accoglie in un altro luogo, e, in queste giornate roventi ancora di più, ho sentito anche  la voce del caldo: ha un suono, un odore,un colore…ed allora calma…in giardino ci va calma e quiete: una panca su cui sedersi, anche solo cinque minuti,un cuscino, quello del tuo divano, buttato sull’erba, un attimo, è sufficiente, e con lo sguardo abbracciare tutto il verde che c’è…

Non è necessario un giardino, basta una seggiola su un balcone.. ed ancora di più un’amaca: di recente mi sono imbattuta in una fotografia di un’amica e del suo meraviglioso balconcino di ringhiera: un’amaca appesa su due traverse, un gruppo di orchidee in un angolo,dietro il sole di Napoli che tramontava.. ed ho pensato a quanto amore poteva esserci lì, in quella casa…

Non perdiamo tempo, e prendiamoci la quiete.

La vostra psico-terra-peuta

edwigemormile.com

:)

A che serve un giardino…

Ero molto indecisa su cosa parlarvi, il pragmatismo mi suggeriva un articolo su come affrontare luglio e la canicola in giardino, lavori da fare, et caet…ma poi quale parlatrice di giardini la mia anima è andata per voli pindarici: tutti sono dotti sulle manutenzioni, sulle coltivazioni, semine, e accorgimenti vari, ma i parlatori di giardini sono un’altra cosa, sebbene intenzione lodevolissima il tecnicismo,guai non ci fosse, lo tralascio sempre un pò…ed allora penso che a volte parliamo della natura come di qualcosa esterno a noi, ma la natura siamo noi, un’unità sicuramente incrinata dall’essere figli di un’educazione cristiana prima e secolarizzata in seguito, pensiamo solo alla visione panteistica antica, dove la natura era un tutt’uno con l’individuo, anzi oserei dire che quasi lo dominava, bene il giardinaggio ci può aiutare a riconquistare questa unità, mettendoci in contatto con le parti più istintive e magiche che abbiamo,ossia figli della Noia e votati alla sofferenza, una pratica continua senza distrazioni sul nostro giardino(terrazzo, balcone ) ci aiuta a tenere a bada i mostri che ci tendono agguati.

Questo perchè la ripetitività. il famigliare, il ritmo del ritorno ci appartiene e ci rassicura, pensate ad Ulisse, gran filibustiere, eroe moderno e scopritore di mondi alla fine anela a ritornare, ai suoi pascoli, alla sua petrosa Itaca, e così anche noi ritornando sempre al nostro giardino, torniamo, in fondo, a noi stessi per saldare quell’unità perduta con la Natura.

stresa y superga 017

Giardino di Ninfa- Tra Cavalieri e Castellane-

E’ da tempo che volevo scrivere di Ninfa, Ninfa che è posto in un immaginario collettivo, voglio dire, che se pensiamo ad un giardino, o se lo immaginiamo, appare Ninfa, la prima volta che ne sentii parlare, fu da Donna Isabella, una mia carissima cliente e sopratutto mentore di Giardini, la sua esistenza condotta fra viaggi in Inghilterra e in Nord Europa la portò per magia fino a me, per illuminarmi di botanica  e di altro…

Ninfa nacque attorno al 1100 come un vero e proprio borgo con tutto il necessario per vita di tutti giorni compreso un castello ed una chiesa, ma senza perdersi nelle guerre fratricide che la contraddistinsero, appartiene da sempre ai Principi Caetani,

All’inizio del secolo cominciò il recupero e la bonifica di questo luogo incantato,credo che Ninfa sia uno dei siti più belli al mondo, e non credo di esagerare.. qui le innumerevoli specie botaniche, provenienti da tutto il mondo si mescolano con le rovine e i ruderi … nulla di più Romantico(in senso letterario ovviamente) e struggente, la storia qui mormora sottovoce ed il paesaggio sembra dipinto da un impressionista, ponti diroccati circondati da pennellate magistrali: viali di lavande, rose che si inerpicano sui ruderi facendoli rivivere, aceri palmati,fiammeggianti, che cascano nell’acqua, che si alternano a quelli con chioma  dorata, anelli di tillandsie che si abbarbicano come cerchi su tronchi inerti…..

Bellissimo e magico…certamente va ricondotto accademicamente al giardino paesaggistico, e al suo più dotto, botanico, ma, a mio, avviso, questo luogo è diverso, appartiene ai sogni,agli incantesimi, ai cavalieri, alle castellane, appartiene ai millenni di storia che lo hanno attraversato, e nulla ha del patinato, delle epoche prima che hanno dettato legge in quest’arte, Ninfa è rimasto nascosto, respirando di aria propria, non è un incantesimo?

Ah dimenticavo si trova a Cisterna di Latina….

🙂giardino di ninfa

Andar per stagioni

  1. Erano gli anni dell’università, quando disperata per non esser riuscita a superare un esame specialistico, mi rivolsi alla mia insegnante di latino del liceo per prepararlo con lei, mi recavo presso la sua abitazione, posta sul lungo fiume di Torino… aveva in salone una bellissima vetrata affacciata sul parco sottostante, era bellissimo studiare lì, ma lei mi disse con estrema essenzialità di parole e quindi di pensiero: ” qui mi accorgo del mutar delle stagioni”.Ancora adesso me ne ricordo, e quanto mi ha accompagnato quella frase… insieme ad altre…Ed è proprio delle stagioni che oggi voglio scrivere: le stagioni le scorgi solo se le vuoi vedere…loro sempre ci sono e misurano le nostre giornate ed i nostri pensieri, a volte rabbuiandoci altre volte dandoci delle sferzate di vita,speranza,gioia, senza apparente motivo, e tutto ciò avviene in un vaso enorme che è il nostro giardino,balcone terrazzo, ma anche nei viali delle nostre città,o, andando in giro con il naso per aria a guardare il cielo, loro si inseguono a vicenda ogni anno, attraverso le fioriture,la produzione di frutti, l’appassirsi, il letargo, e tutto questo ha un non so che di tranquillizzante, perché sappiamo che tutto ricomincerà sempre, come un “eterno ritorno” tutto sopravvive … e con la natura anche noi suoi frutti pensanti facciamo parte di questa sistema, passiamo attraverso la malinconia struggente dell’autunno, quello che regala ancora qualche scampolo di caldo estivo, così forte in concomitanza ai colori meravigliosi di questa stagione, e ci prepariamo con un laboratorio mentale all’immobilità ed al silenzio invernale, in cui tutte le attività le svolgeremo dentro…di noi …Ho sempre pensato che ci siano delle “attività”, e non mi riferisco in senso stretto professionale, che abbiano un non so che di felice nel loro esplicarsi come i giardinieri, i musicisti, conferiscono saggezza, calma, con un non so che di pragmatismo che non nuoce,sicuramente è come una corda di violino in più che serve a capire la vita.
  2. Edwige Mormile

    installazione a Chamont
    installazione a Chamont

IL Bosco

Questo  è il primo appuntamento di una serie che vi farà percepire la Natura come era alla sua origine, una visione sicuramente bizzarra ed insolita ma sicuramente interessante…

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Ecco che il Bosco appare , come una tentazione, prima fuga, poi rifugio, ed alla fine rivelazione di se stessi: è sempre stato il luogo dove l’uomo si nasconde per tornare alle origini, è espressione bruta, caotica, incontrollata delle forze naturali; potenza opposta e contrapposta alla luce… ma non potrebbe esistere senza il sole. Nel bosco vive il Lupo, quello che è dentro di noi, quello che incanta Biancaneve, o che vorrebbe divorare i tre porcellini, e loro non fanno nulla per proteggere la loro capanna.. tanto il Lupo prima o poi arriva, nessuno può evitarlo.

Il bosco già nell ’antichità era il sito del mistero, si celebravano i baccanali per l’incontro col Dio, i misteri per i vaticinii…i Romani lo chiamavano lucus, da lux, luce, era il bosco con radure, sacro, attraverso i rami filtrava la luce dei sole, l’illuminazione del Dio che si manifestava, si contrapponeva alla silva: dantesca, compatta, irta, impenetrabile, paurosa,priva della luce,equazione della grazia divina, e così lo ereditarono in epoca medievale:luogo di insidia, di agguati, di pericolo, ricordiamo il sacro Graal? La foresta, la silva, che i cavalieri dovevano penetrare, per non uscirne più, fortemente simbolico: per la ricerca del sacro Calice bisognava abbracciare il rito iniziatico, ed attraverso il superamento delle insidie,si forgiava il carattere, la volontà, lo spirito.

Allo stesso modo i monaci in epoca successiva, lo considerarono una sorta di pellegrinaggio spirituale, alla fine del quale riemergere purificati, e brillanti di luce interiore, spirituale.

Non possiamo negare, la magia,  la suggestione che esercita su di noi questo luogo, torniamo piccoli, ed il mistero ci riaccompagna, e diventa un luogo senza tempo, dove tutto è possibile, sognare, immaginare, giocare, ascoltare, annusare, gustare, vedere, e, a volte, non essere visti, nascosti, tutti i sensi vibrano all’unisono per ridarci il senso del magico e della poesia purtroppo oggi dimenticata.

Dalla Natura selvaggia alla Natura addomesticata, ed è proprio questo è il pellegrinaggio che l’uomo compie, ed ha compiuto nei secoli ,attraverso l’immagine-messaggio dell’eremita tra spiritualità e cultura materiale che s’imposta la doppia bipolarità.

L’immagine dell’eremita come genius loci del giardino e sacralizzazione della solitudine accorda all’uomo la capacità di tradurre la natura in cultura.

E’ solitario colui che ha scelto il momentaneo isolamento nella natura per assurgere alla conoscenza di sé, trait-d’union tra l’umano e il suo inconscio, per riuscire a trasformare il suo selvatico in giardino, ad addomesticare e guidare la (sua )natura avversa, compiendo il gesto sacrale che diviene emblema della conquista del mondo selvaggio, da parte del mondo civilizzato.

Edwige Mormile

“Trallalà trallalà ….Ho trovato un Uovo in Giardino!

Auguri, Auguri …. Proprio di un uovo oggi vi racconto, l’uovo della Pasqua e della Vita …. vi chiederete cosa hanno a che fare i giardini con le uova, ebbene rimarrete sorpresi!
Il cerchio come molti sanno rappresenta l’infinito e per antonomasia l’infinito è Dio, da qui la forma ellissoidale dell’uovo nell’antichità portò molto facilmente all’attinenza: attinenza e somiglianza imperfetta proprio come il mondo embrionale e in divenire: la cultura monastica riprese questa simbologia e la ricreò letteralmente nei suoi Chiostri, dando origine nell’immaginario e nel reale terreno, al Paradiso terrestre, quando visiterete un chiostro di un’ abazia medievale prestate attenzione alla prima aiuola che vi si porrà innanzi, la prima ricordate! Perché proprio in questa c’è la simbologia dell’uovo, della nascita, della vita.
L’aiuola, là dove preservata dal restauro, simboleggia il mistero della Creazione del mondo, e quindi dell’uomo, l’asse maggiore che l’attraversa, il vialetto, è rettilineo, simulazione della “retta via “ dantesca,quando il visitatore la percorrerà non si dimentichi che sta calpestando un tratto del Cielo giunto sulla terra: Dio si è fatto uomo ed è tra di noi nellaVita Eterna

Albero+della+vita++-+Pacino+di+Buonaguida+-+1305+-+1310+(Copia)
Ai poli estremi dell’aiuola – uovo, i due alberi: l’albero della Vita e quello della Rivelazione, ma non vi svelerò quali siano … quello che oggi, in questa giornata particolare di festa e di vita ci interessa è l’uovo ritrovato, quello che bendiamo sulle nostre tavole, quello che regaliamo ai nostri bambini, quello che dà alla luce i gialli e teneri pulcini, mi piacerebbe immaginare un racconto simile ad un bambino, tra realtà e fantasia, tra simboli e credenze, qualcosa che oscilla tra la fiaba e la vita … tra un “baffo “ di cioccolato e l’altro …Buona Pasqua a tutti
Edwige Mormile
La vostra psico -terra- peuta 

Reggia di Portici – Giardino segreto –

 Reggia di Portici

          “Giardino Segreto e il cammino ritrovato”

   Il percorso proposto in occasione della visita alla reggia di Portici, è senza dubbio molto affascinante, e non solo perché trattasi di una bella passeggiata nel parco poco conosciuto di questa residenza Borbonica ed il suo relativo orto botanico, ma perché butta lì, quasi per caso, tematiche come il Giardino segreto, il Bosco, l’Orto botanico …. ebbene siete pronti? Perché è un vero e proprio viaggio, attraverso millenni di storia: innanzi tutto ricordatevi della reggia di Versailles, e tenetela ben presente, siamo nel 1662, e da lì in poi ogni parco, giardino, residenza non fu più a prescindere da essa  … divennero simbolo di potere,emblema della sovranità sulla natura e sul mondo, è così fu anche per la bellissima reggia di Portici, 1738, ed il suo parco.

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Giardini di Versailles

I giardini settecenteschi, la Reggia di Portici, sono la summa e l’evoluzione dei giardini Rinascimentali, passando attraverso i simboli dei giardini medievali, il fasto e l’opulenza dei parchi barocchi che li hanno preceduti, per approdare, infine, alla visione paesaggistica e romantica dettata dalla democratica Inghilterra. Vedrete allora  inseguirsi, assi prospettici, elementi per definire lo spazio, per esempio il viale centrale che conduce alla Reggia, perfettamente integrato con la natura circostante, ed ancora le fontane, le statue … ma questi elementi vengono talmente assorbiti che si liberano per ritornare alla Natura, apparentemente selvaggia, dando la sensazione di un finto spettinato, ,malinconico, ameno, ma il discorso ci porterebbe troppo lontano…ed allora, guardate con occhi particolari questo parco, e quando visiterete il Giardino Segreto, ricordatevi che trae origine dall’Hortus Conclusus Medievale: la rappresentazione in terra del Paradiso, laicizzato nel ‘500, legato al suo aspetto erotico dell’amor cortese, era una vera e propria “stanza verde”, dove il Principe in gran riservatezza si ritirava, zona privata e protetta per dedicarsi ai propri svaghi … In ultimo ma non tale l’orto botanico: creato nel 1872 risponde ai dettami dell’epoca, strada dotta, luogo di raccolta di piante rare provenienti da ogni dove, ma sapete che cosa rappresentava circa 1000 anni prima … ma questa è un’altra storia da narrare … che merita un momento a sé … al prossimo appuntamento

Edwige Mormile La vostra psico-terra-peuta ;)

giardino

Viaggio in Bretagna…

DSCN3850E’ sempre da un sogno o da una visione che iniziano le grandi passioni: ed il Giardino proprio da un sogno è iniziato, o meglio, da un viaggio…là dove gli spiriti della Natura catturano le anime di passaggio, là dove le querce a volte sono cave, le misteriose pietre sono ricoperte di edere e le mura di antichi manieri sussurrano: La Bretagna.

Sono i giardini silenti, quelli di una volta, quelli che popolano i nostri sogni, dove gli antichi incontravano gli oracoli, il divino, e quindi noi stessi.

I giardini creature fluttuanti, carichi di simboli dove l’esterno e l’interno si fondono e si rincorrono, chi di noi non ha nelle narici il profumo delle rose antiche? è un archetipo, perché tutti ricordiamo la  nostra infanzia e tutti ricordiamo un giardino, che non ha luogo, non non ha tempo.

E da qui che inizieremo, dal profumo delle rose antiche…