Ero molto indecisa su cosa parlarvi, il pragmatismo mi suggeriva un articolo su come affrontare luglio e la canicola in giardino, lavori da fare, et caet…ma poi quale parlatrice di giardini la mia anima è andata per voli pindarici: tutti sono dotti sulle manutenzioni, sulle coltivazioni, semine, e accorgimenti vari, ma i parlatori di giardini sono un’altra cosa, sebbene intenzione lodevolissima il tecnicismo,guai non ci fosse, lo tralascio sempre un pò…ed allora penso che a volte parliamo della natura come di qualcosa esterno a noi, ma la natura siamo noi, un’unità sicuramente incrinata dall’essere figli di un’educazione cristiana prima e secolarizzata in seguito, pensiamo solo alla visione panteistica antica, dove la natura era un tutt’uno con l’individuo, anzi oserei dire che quasi lo dominava, bene il giardinaggio ci può aiutare a riconquistare questa unità, mettendoci in contatto con le parti più istintive e magiche che abbiamo,ossia figli della Noia e votati alla sofferenza, una pratica continua senza distrazioni sul nostro giardino(terrazzo, balcone ) ci aiuta a tenere a bada i mostri che ci tendono agguati.
Questo perchè la ripetitività. il famigliare, il ritmo del ritorno ci appartiene e ci rassicura, pensate ad Ulisse, gran filibustiere, eroe moderno e scopritore di mondi alla fine anela a ritornare, ai suoi pascoli, alla sua petrosa Itaca, e così anche noi ritornando sempre al nostro giardino, torniamo, in fondo, a noi stessi per saldare quell’unità perduta con la Natura.