Il Mito, la trasformazione, l’urna biodegradabile!

 

Un volo pindarico, perché proprio di questo si tratta, un viaggio che parte da molto, molto, lontano, per incontrare i fragili confini della storia con il mito, fino ad arrivare alla nostra epoca, cibernetica, informatica, multimediale, tecnologica, ma inutile, non ce la facciamo a sra-dicarci dal nostro immaginario collettivo, ed allora ci ri-radichiamo in una pianta,in un’urna biodegradabile…post mortem!

urna

albero

Napoli sarà la prima città, grazie alla visione di un imprenditore, a permettere la sepoltura in un’urna biodegradabile e la successiva trasformazione in un albero: la trasformazione da sempre ha affascinato l’uomo, Mirra, pazza del padre Cinira, che al termine di una sciagurata vicenda chiede agli dèi di venir trasformata in pianta, la pianta della Mirra, appunto, piangente sempre e stillante profumate gocce balsamiche,  l’essere umano mutevole e addolorato che tenta di sfuggire a situazioni doloranti,impossibili, forse come unica via d’uscita…Il tutto con un acuto senso della provvisorietà, della mutevolezza di ciò che appare ai sensi e che a un tratto si scompone per diventare altro da sé. Ovidio nelle Metamorfosi ci offre un quadro stupefacente, poetico,struggente; della trasformazione, Ovidio mette in risalto ora il carattere repentino ora, ancor più, la lentezza graduale, il persistere talora sofferto dell’antica natura nella nuova. Dell’essere umano, che si trasforma in essere arboreo o inanimato, il poeta avverte l’intimo dolore, la coscienza di divenire altro in una trasmutazione che sembra investire le radici stesse dell’universo.

dafne

Dafne, trasformata in un albero di alloro per sfuggire ad Apollo, di cui poi si cingerà il capo… infiniti sono gli esempi, in epoca più recente non possiamo non citare Kafka, le sue Metamorfosi  sono diverse, sempre sofferenti, direi alienanti, l’uomo isolato e solo all’inizio del ‘900, il suo alter, lo scarafaggio, è la solitudine e nello stesso tempo paradigmatico della psicoanalisi di Freud, forse l’immagina più adatta sarebbe l’urlo di Munch.

Ricordiamo tutti la “Donna Abitata”di Gioconda Belli anche lì s’intravvede alla fine l’albero che la ospiterà, il suo albero di Arancio.

Ora la possibilità che una volta estinti la ricongiunzione con la terra, le sue radici, il suo ciclo vitale, al di là di tutte le considerazioni bio-sostenibili, senza le quali il progetto mai sarebbe passato, ci porta tutti ad una considerazione non solo religiosa, ma anche filosofica e di appartenenza.

L’albero con il suo verticalismo è l’asse attraverso cui passa la vita, le sue radici piantate saldamente nella terra e la sua chioma che invoca ed anela al cielo, di meglio non potevamo desiderare.

Ora è altresì interessante pensare che questo progetto pilota parta da una delle città della Magna Grecia, terra di mito e di storia, la terra che ospita la discesa agli inferi, all’aldilà , il lago di Averno, la terra della Sibilla Cumana.

Infine sarebbe bello pensare che un giorno i cimiteri saranno boschi dove poter passeggiare, dove il tutto non è finito, ma che in qualche modo,  sarebbe anche corretto ontologicamente, la trasformazione dalla non vita alla vita rimetta un pò a posto le cose

Ars topiaria e giardini all ’Italiana

villa lante

Conosciuta già presso i romani  la troviamo ampiamente trattata nei compendi latini, tanto da desumere che il termine topiarius era riferito al giardiniere, trattasi della potatura di arbusti in modo artistico, o ripercorrendo sagome zoomorfe, o geometriche, indiscutibile è la precisione, la manutenzione.

villa lante 2

Personalmente quasi mai progettando un giardino o un terrazzo non propongo bossi potati a sfera, o in vaso o in piena terra, sono eleganti, perfetti…. come sono solita dire…”per adagiare pensieri”… i nostri giardini all’Italiana fin dal Rinascimento hanno dettato regole in merito, gli stessi labirinti, di cui abbiamo già detto, sono meravigliose opere d’arte di bossi, tassi, potati con sagome geometriche, o ellittiche.

Certo è che non sono adatti alle correnti scelte a bassa manutenzione, equazione per dire “voglio il giardino, ma non ho competenze, non ho tempo e non ho denaro!

Ars topiaria

Sicuramente  costituisce, quest’arte, la quintessenza del giardino, l’italianità classica sta tutta in quelle aiuole squadrate che troverete per esempio a Villa Lante, Viterbo, superba nella sua proporzione tra elementi architettonici e giardino, troverete sedute, sparpagliate in diciotto ettari di parco, per facilitare la passeggiata ma anche per adagiare i pensieri, fontane in piperino, sculture grottesche,ed anche un piccolo e rassicurante labirinto di fronte al palazzo.

Non è uno schiamazzo di colori, ma sono i verdi in tutte le loro declinazioni a farla da padroni, è il rigore di un giardino che non ricorre ai tripudi floreali, che così tanto piacciono…oggi…

Ars topiaria

Elegantissima e rasserenante, dove l’armonia regna grazie all’impegno di una manutenzione puntuale.

Ve la segnalo per un percorso turistico fuori dall’usuale, cultura “alta”in un segno di distinzione che privilegia l’esempio di un’arte veramente tutta italiana.

La vostra psi-terra-peuta

:)

edwigemormile.com

Calma…in giardino ci vuole calma! -Napoliflash24-

festa 015

La frenesia della vita, delle strade, le immagini accelerate che ci inseguono, quest’attività febbrile ed “innatura-le”che ci domina, tutto ha distrutto e non ci permette più di rivolgerci alle profondità delle nostre anime.

Questi ritmi hanno disturbato uno spazio primordiale ed archetipo che ci apparteneva:il vuoto, il nulla, luoghi dove il pensiero alberga fertile, ci spaventa… luoghi dove il suono della natura, con la sua pigrizia e solerzia, generava una musica: il fruscio delle foglie, il ronzio delle api, lo sciabordio dell’acqua… Io raminga e pellegrina vivo fra due mondi, e quello da cui stanotte sono appena rientrata mi ha ricordato questo:il piccolo giardino che mi accoglie in un altro luogo, e, in queste giornate roventi ancora di più, ho sentito anche  la voce del caldo: ha un suono, un odore,un colore…ed allora calma…in giardino ci va calma e quiete: una panca su cui sedersi, anche solo cinque minuti,un cuscino, quello del tuo divano, buttato sull’erba, un attimo, è sufficiente, e con lo sguardo abbracciare tutto il verde che c’è…

Non è necessario un giardino, basta una seggiola su un balcone.. ed ancora di più un’amaca: di recente mi sono imbattuta in una fotografia di un’amica e del suo meraviglioso balconcino di ringhiera: un’amaca appesa su due traverse, un gruppo di orchidee in un angolo,dietro il sole di Napoli che tramontava.. ed ho pensato a quanto amore poteva esserci lì, in quella casa…

Non perdiamo tempo, e prendiamoci la quiete.

La vostra psico-terra-peuta

edwigemormile.com

:)

Il Cipresso -ossia il mito di Ciparisso- da Napoliflash24-

Il Cipresso -ossia il mito di Ciparissocipressi

Mai nessun albero come il cipresso mi ha mai così toccato…senza sapere nulla su di Lui sempre ne sono rimasta attratta ed ammaliata, la bellezza della sua chioma, la flessuosità del suo corpo così longilineo e così saldo da resistere ai venti alle tempeste… la sua traiettoria è una verticale…verso il cielo, mi ricorda i verticalismi della pittura evocativa di El Greco, le sue cattedrali, lunghe, alte, prospicienti la volta celeste…mi ricorda le pagine di “Viaggio in Italia”di Goethe, tra l’altro bella lettura o rilettura per l’estate, quando il poeta passeggiando per Giardino Giusti a Verona ne rimase profondamente colpito: “un albero che dal basso fino alla vetta protende verso il cielo tutti i suoi rami…” sempre il cielo…chissà se l’uomo ha dentro di sè,nascosti,questi archetipi,che diventano poi dei richiami.

Ma voglio raccontarvi, il mito di Ciparisso: era un giovane a cui Apollo diede in dono un cervo bellissimo dalle corna d’ora, un giorno, durante una battuta di caccia, Ciparisso lo uccise involontariamente, gli era affezionatissimo, ed il dolore fu tale da gettarlo in uno sconforto senza fine, a tal punto da chiedere agli Dei di farlo diventare immortale affinché potesse piangerlo per l’eternità, Apollo ne ebbe così pietà che lo trasformò nel Cipresso, simbolo di dolore,lutto, ma anche immortalità.

Nel prosieguo delle simbologie medievali assunse il simbolo di albero della vita spirituale, sicuramente da un punto di vista più pragmatico, lo trovo bello ed elegante, e quando posso lo propongo sempre in un giardino, le sue origini, come avete potuto intuire sono Mediorientali, ha una crescita lentissima, per questo si presta anche ad una collocazione in vaso, i terrazzi milanesi insegnano, ma può vivere fino ad un paio di millenni!!

Se vi piacesse, ricordate non ama i ristagni di umidità e scegliete esemplari alti meno di un metro, attecchiscono più facilmente.

Ogni tanto mi chiedono,come faccio a ricordare i nomi delle piante, ed io rispondo, sono creature, le frequento, le invito in casa mia, e cerco di conoscerle, e questo vi lascio con Ciparisso, spero che quando qualcuno di voi lo inviterà a casa propria, quando lo guarderà,si ricorderà non delle sue origini, ma della sua storia.

A presto

La vostra psico-terra-peuta

:)

edwigemormile.com

La Confraternita dei Giardinieri- Andrea Wulf-

Una mattina sul terrazzo della mia bottega, trovai questo libro… non impacchettato ma visibilmente “regalato”, dono di una mia amica-cliente, prima cliente-amica….

Perchè così capita a chi è legato da un ossessione, l’ossessione per i giardini….Tutti coloro che mettono le mani nella terra lo dovrebbero leggere, nato dalla penna di Andrea Wulf, indiana di nascita, inglese di adozione, ha studiato storia del design al Royal College di Londra, è un saggio vero e proprio sui pionieri a cavallo del secolo legato dall’ossessione delle piante, sfidarono, traversate, insuccessi, pur di attuare una vera e propria rivoluzione botanica!

Non è di facile lettura, per la densità di informazioni, per i vari registri su cui su muove, ma è veramente accademico per cercare di capire cosa facciamo noi giardinieri tutti i giorni.

Ricchissimo di dati, storia, nomenclatura, ricostruisce tutti i transiti transoceanici per poter portare in Europa, prima in Gran Bretagna , quasi tutte le specie fino ad oggi conosciute, trasformando la Gran Bretagna, e gli inglesi in quel popolo all’avanguardia, ancora oggi riferimento nell’arte dei giardini.

Imperdibile!

La Confraternita dei Giardinieri

Andrea Wulf

                                                               Saggi Ponte Delle Graziela confraternita dei giardinieri

Giugno nell’orto….colori e poesia!

Nessuno di noi è indenne dalla tentazione di coltivarne uno, dai frutti di bosco in vaso su un balcone ai meravigliosi “recinti” che simulano l’Hortus Conclusus… ma come deve essere un orto?

… sicuramente a nostra misura: dobbiamo fare una precisazione è doveroso, gli italiani popolo agricolo per eccellenza, dal dopo guerra fino ad una decina di anni fa, l’idea dell’orto l’aveva ripudiata, figli delle villette a schiera importate dagli americani… quasi un rinnegare la proprie origini, assurgendo il giardino ad uno stato sociale significante di rappresentanza… finalmente i tempi sono cambiati, haimè per noi italiani credo per moda, ma poco importa l’orto è ritornato.

Ricordo ancora quando una quindicina di anni fa ne parlavo, li proponevo, raccontandone la storia, le origini, narrando degli Orti Pompeiani, o di Boboli o degli orti sulla collina di Pincio nel I sec.d.C. ospitati dalle antiche ville Patrizie… ma niente da fare mi guardavano tutti stralunati.

Ed allora mi viene in mente il Kitchen-garden, o giardino degli ortaggi, posti in maniera elegante, dietro la casa, o il Front-garden,destinato solo alle piante ornamentali…ed ancora andando ancora più indietro nella storia, ai meravigliosi orti di Versailles, disegnati dal magistrale Andre Le Notre, dove i meli erano allevati a cordonatura in modo tale da fare una staccionata naturale, i peri a spalliera, e gli ortaggi erano Potager Royal.

Le dame passeggiavano nell’orto,inebriate dai profumi, dai colori e con le manine guantate acchiappavano i frutti!

Ora come deve essere il nostro orto? deve avere una dimensione tale da permetterci di avere un rapporto diretto con la terra, dobbiamo coltivarlo noi, la partecipazione con la natura è la fondamentale premessa su cui si fonda l’orto! Deve avere respiro, aria, sole, deve essere tenuto pulito, in ordine, miscelato con piante ornamentali, le dalie sono perfette, vi propongo anche una bordura di carciofi e rose, bellissima, specialmente se scegliete roselline rosse, io amo per questo border-mix, una rosellina moderna(strano per me votata alle rose antiche), ma è veramente bella, delicata, sottile, spettinata al primo alito di vento, la Serafina, esiste nella versione rosa pallido, ma rossa è più bella.

ed allora via libera alle semine:basilico, bietole, carote, non dimenticate il fagiolino rampicante, bellissimo, mi ricorda le fiabe 🙂

Trapiantate cavolo cappuccio, lattuga, nella seconda metà del mese il cardo, ha un bellissimo fiore, lo potete usare come segnaposto legato con fili di erba cipollina, per accompagnare il tovagliolo!

Ricordatevi di continuare a sarchiare,zappare lì dove avete avuto i primi raccolti, come piselli, ravanelli…e concimare …

Mi raccomando le piantine appena trapiantate hanno bisogno di luce non sole diretto, ombreggiatele, altrimenti verranno cotte.

Buon lavoro

🙂

Orto verticale montato su struttura di betulla collezione di insalate
Orto verticale montato su struttura di betulla
collezione di insalate

“COSA FARE IN GIARDINO,E SUL TERRAZZO “- GIUGNO-

GIUGNO IN GIARDINO-

In questo mese si possono effettuare le talee di arbusti da fiore come ibiscus,lillà.

Potature: da potare gli arbusti che hanno terminato la fioritura,i rami vecchi fin dall’apice, e ricordarsi negli arbusti, di eliminare i rami interni che aggrovigliandosi non permettono all’aria di circolare, fonte di malattie fungine e ricettacolo di insetti.

GIUGNO IN TERRAZZO-

Ricordarsi di aumentare le innaffiature, eliminate dalle bulbacee le foglie ingiallite, pulite i bulbi,asciugateli e riponeteli in una scatola in un luogo fresco buio e asciutto, io personalmente faccio qualche buchino al coperchio.

Mentre i bulbi a fioritura autunnale devono essere messi a dimora entro luglio, ma non innaffiateli fino ai primi freschi.

Le Acidofile: gardenie e quant’altro, ricordate il” Santo” Sequestrene, rimineralizza e combatte l’ingiallimento delle foglie, anche in questo caso io lo somministro in primavera a tutte le piante.

Cimatura dei sempreverdi è ora! prima che arrivi il torrido!

Solo il bosso quando è topiato dovete aspettare l’estate, altrimenti stimolate la ricrescita

Ricordate di potare tutte tutti gli arbusti a fioritura primaverile.

Buon lavoro!!!!

momenti ....giugno in terrazzo
momenti ….giugno in terrazzo