Era il tempo delle fragole

Quando pioveva la pietra assumeva quel colore sbiancato e slavato,tutto era più terso e non solo l’aria,dalle piante si disperdeva il profumo dei gelsomini,dei lillà,della pietra bagnata, delle foglie spicciate sulla pietra, era bello uscire fuori dopo quei temporali primaverili,annunciavano l’estate.

Era il tempo delle fragole.

Il cielo blu cobalto, era striato dalle rondini, che in quella stagione dell’anno migravano, si rincorrevano,urlavano…

Lui, avrebbe voluto fare un lavoro per cui poteva camminare, perché passeggiando quel cielo sarebbe stato sempre lì, sopra la sua testa, quel cielo che così di rado era nel suo cuore..

E poi arrivava, liberatoria e carica di speranza, la fine di quella giornata,lo strappo senza troppo dolore, e di nuovo le rondini…il cielo,la malinconia,magico regalo di una vita piena di vita..ed allora il cielo arrivava nel cuore,arrivava anche il sonno, per terra,sotto il profumo dei gelsomini e delle zagare, l’abbandono era grande e lui si addormentava come un bambino stanco dei giochi diurni…

Era di nuovo il tempo delle fragole.

E’ strano come gli oggetti riescano a trattenere il divenire, dando di conseguenza la certezza del loro stato, che pensieri…con un occhio semiaperto, guarda la ciotola delle erbe aromatiche, e le api che non abbandonano la lavanda, la stanza, immersa nella penombra, un limbo di pace, e piedi nudi che cercano la frescura del pavimento, sì era il tempo in cui si poteva avere tempo ed il riciclo dell’esistenza lontano, il campanile scandisce l’Angelus, assordando tutti i vicoli intorno, e quando passeggiava fra quei

La gattara… che personaggio, provvedeva a loro, il medico le aveva detto che doveva camminare, per le sue gambe stanche e malandate, e lei lo aveva preso in parola, camminava.. dietro tutti i gatti del borgo, vecchia, curva, con una crocchia di capelli che scappavano da tutte le parti miagolava anche lei… portando cibo, che sporcava, secondo i benpensanti del borgo, ma lei continuava…a provvedere ai suoi mici..

E’ passato molto tempo, i gatti non ci sono più, neanche la gattara…neanche i campanili, e neanche il cielo…

 

borghi
borghi

 

Andar per stagioni

Andar per stagioni.

Andar per stagioni

  1. Erano gli anni dell’università, quando disperata per non esser riuscita a superare un esame specialistico, mi rivolsi alla mia insegnante di latino del liceo per prepararlo con lei, mi recavo presso la sua abitazione, posta sul lungo fiume di Torino… aveva in salone una bellissima vetrata affacciata sul parco sottostante, era bellissimo studiare lì, ma lei mi disse con estrema essenzialità di parole e quindi di pensiero: ” qui mi accorgo del mutar delle stagioni”.Ancora adesso me ne ricordo, e quanto mi ha accompagnato quella frase… insieme ad altre…Ed è proprio delle stagioni che oggi voglio scrivere: le stagioni le scorgi solo se le vuoi vedere…loro sempre ci sono e misurano le nostre giornate ed i nostri pensieri, a volte rabbuiandoci altre volte dandoci delle sferzate di vita,speranza,gioia, senza apparente motivo, e tutto ciò avviene in un vaso enorme che è il nostro giardino,balcone terrazzo, ma anche nei viali delle nostre città,o, andando in giro con il naso per aria a guardare il cielo, loro si inseguono a vicenda ogni anno, attraverso le fioriture,la produzione di frutti, l’appassirsi, il letargo, e tutto questo ha un non so che di tranquillizzante, perché sappiamo che tutto ricomincerà sempre, come un “eterno ritorno” tutto sopravvive … e con la natura anche noi suoi frutti pensanti facciamo parte di questa sistema, passiamo attraverso la malinconia struggente dell’autunno, quello che regala ancora qualche scampolo di caldo estivo, così forte in concomitanza ai colori meravigliosi di questa stagione, e ci prepariamo con un laboratorio mentale all’immobilità ed al silenzio invernale, in cui tutte le attività le svolgeremo dentro…di noi …Ho sempre pensato che ci siano delle “attività”, e non mi riferisco in senso stretto professionale, che abbiano un non so che di felice nel loro esplicarsi come i giardinieri, i musicisti, conferiscono saggezza, calma, con un non so che di pragmatismo che non nuoce,sicuramente è come una corda di violino in più che serve a capire la vita.
  2. Edwige Mormile

    installazione a Chamont
    installazione a Chamont

l’immaginario abita qui – la Reggia di Caserta-

“L’immaginario abita qui”: La Reggia di CasertaQuello che oggi vi propongo è una visione diversa della “Reggia di Caserta”sicuramente di questa splendida dama sappiamo che è un emulo di Versailles, l’abbiamo già detto  che da Versailles in poi i giardini reali furono parchi di potere, ma ho sempre pensato che i giardini seguano di pari passo le evoluzioni storiche e soprattutto letterarie, ossia vanno letti, ed anche la Reggia di Caserta non sfugge a questa regola.Reggia di caserta

La storia di questo parco racconta il rapporto dell’uomo con il territorio e con la storia dell’arte, mettendo un po’ da parte la sua evoluzione per la cultura orticola, qui convivono tradizione rinascimentale e barocca per finire al giardino inglese realizzato molti anni dopo, ma come dicevamo, a noi non interessano in questo momento le collezioni botaniche, e questo perché la nostra vista è rapita dalla grandiosità delle realizzazioni scultoree che lo popolano: meravigliosi modelli mitologici e fortemente simbolici che si rincorrono su un asse longitudinale unico.

Reggia di Caserta

Le Metamorfosi di Ovidio campeggiano, le fontane sottolineano il percorso simbolico, inutile dirsi: il potere dei  Borboni sulle Due Sicilie.Ma le rovine prima, e, le realizzazioni scultoree dopo, sono state sempre abitanti  fedeli  dei giardini e dei parchi: la rovina risponde ad un’esigenza di  estetica e di sentimento, l’avevano già scoperto prima i Greci  poi i romani , gli stilopinakia, facevano gran mostra di sé  nei giardini degli antichi romani. Molto più vere e drammatiche le rovine all’ alba del medioevo, dove arbusti  e rose spontanee crescevano all’ ombra di colonne spezzate, templi  decaduti, e fra i pavimenti delle  meravigliose  ville patrizie, per poi rinobilitarsi in ambito rinascimentale come memento di un passato glorioso e nobile, il rudere abbattuto dal tempo, grande scultore, evoca immagini e sensazioni  malinconiche, trasformando il giardino in un luogo di meditazione e di evocazione.

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Meravigliosa e forte è l’immagine della vegetazione che prepotentemente ricopre il rudere, o quel che rimane dell’edificio:  la natura che si riappropria di uno spazio  creato dall’uomo, e siccome arte dei giardini, storia, e letteratura si tengono per mano , in trasparenza leggiamo Le Génie du Christianisme, de François-René de Chateaubriand , e rivediamo l’uomo che passeggia sulle proprie rovine.

Ecco, questa è la versione che volevo darvi dei meravigliosi giardini della Reggia di Caserta, una chiave di lettura nella sua evoluzione storico-letteraria, perché i giardini sono anche da leggere…

Una curiosità: nascosta nel romantico giardino inglese vive la Camelia considerata la più vecchia d’Europa, quasi due secoli, tant’è vero che era usanza piantare un arbusto di camelia alla nascita di un bambino, affinché fosse spettatrice delle future generazioni.

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La Vostra psico-terra-peuta

Edwige Mormile

Il Segreto del Bosco Vecchio

Quando ho letto questo libro, in età adulta,ho compreso a ritroso i misteri in cui vivono i bambini: è bellissimo ed onirico, non possiamo non rimanere incantati dal Vento Matteo, gli uomini non l’hanno mai veduto, ma lui fra le fronde e contro i tronchi degli alberi della foresta emette dei canti che sembrano un concerto, o la meraviglia della lotta del bene e del male quando Vento Matteo combatte contro il suo rivale di sempre, Vento Evaristo, il Bosco Vecchio Animato e Animante, tutto è popolato da personaggi fantastici e non,fino a rincorrersi e così mescolandosi non avvertiamo più ciò che è reale o ciò che non lo è, ma sicuramente in uno scambio di parti.

Sono particolarmente legata a questo libro, ricordo il reading di alcune pagine con ai piedi accoccolati, proprio come gli animali del Bosco vecchio, bambini accorsi per conoscere il burbero ma buon Vento Matteo,ed il piccolo Benvenuto arrivato bambino ma pronto alla fine del romanzo a divenire “grande”, non è una fiaba, si parla di morte, di lotta, di inganno, ma anche di vita, speranza, di amore….

Grandissimo Buzzati!

Il Segreto del Bosco Vecchio

Dino Buzzati

Oscar Mondadori

il segreto del bosco vecchio

Il Bello di essere pianta- Patrick Blanc-

il bello di essere pianta

In questa giornata di riposo, come dovrebbe essere la domenica, vi voglio parlare di un libro che ho letto un pò  di anni fa, “Il bello di essere pianta”, originale, bizzarro, senz’altro unico…narra la vita, raccontato in prima persona di una Sonerila, una piccola pianta che vive nel sottobosco della foresta tropicale, con mille difficoltà che nascono dal sopravvivere alla forza ed alla prepotenza del vicinato … una metafora non così criptica del vivere quotidiano degli uomini, così caro all’autore che spesso si spinge su riflessioni interattive tra gli uomini ed i vegetali.

“cresco dunque esisto” ….

da leggere…

Patrick Blanc

Il bello di essere pianta

Bollati Boringhieri

Viaggio in Bretagna

Erano anni che desideravo visitare la Bretagna, terra di fate, e per un motivo o per un altro l’occasione non l’ho mai cercata, in realtà il motivo per cui non l’ho feci c’era: o lo facevo in solitaria,o la compagnia doveva essere ” speciale” e sicuramente non un’amica….

Gli anni passavano,ma non a vuoto, finché non giunse il padre della mia futura figlia! era il 2009 quando ci mettemmo in auto ed iniziammo: un paesaggista, o giardiniere qualsivoglia non può perdere questo appuntamento, qui la natura, il paesaggio, il fascino dell’oceano prende per mano gli animali che la abitano … terra baciata dagli Dei…La Francia è molto vasta e le sconfinate campagne danno un senso di enorme pace, complice la bellezza, tutto sembra che sia stato disegnato, perfino i capannoni industriali sono camuffati da foreste, tetti verdi, tutto così ordinato e perfetto! Quando finalmente giungemmo sulla costa vedemmo di fronte a noi il Golfe du Mobihan : ginestre a cascata sulla costa, centinaia di isolotti si sgranavano come perle da una collana, il bellissimo cielo di Bretagna, quello carico di nubi che sembra che caschi addosso, e qui in questo angolo di francia c’è una località, Locmariquer, che è un incanto, ricordo ancora, questo ristorantino , un uomo ed una donna dietro un immensa vetrata a picco sull’atlantico e lo stridere dei gabbiani a ridosso… poi proseguendo inutile raccontarvi della maestosità dei fari sbattuti dalle onde fragorose dell’oceano, e la saxifraghe  che crescono spontanee fra le rocce…la meraviglia di questa terra è che nel giro di pochi minuti la pioggia ed il vento lasciano il posto al sole ed alla luce…i profumi sono ovunque, l’aria è tersa, e mai troppo fredda, sono rimasta strabiliata di fronte alle dimensioni assunte da gloire de versailles,la pianta di Ceanothus, sfida immensa per noi giardinieri, per riuscire a metterla a dimora qui in Italia, lì un albero!e così anche le clematis…ma quando si giunge all’estremo nord della Bretagna, la Cote de Granit Rose, ti fa pensare che gli Dei esistano davvero, la colorazione rosa delle rocce, le ginestre, il mare, gli uccelli…. la quiete…

Perché vi racconto di un viaggio, in fondo è un blog sui giardini, sulla loro filosofia… credo perché ci sia un momento da cui tutto parte, un luogo che sia un archetipo, dove gli uomini, gli animali, la natura procedevano insieme, era il tempo delle foreste.

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Le jardin plaisir

La vita è breve!

I giardinieri esperti sanno che nel giardino la pazienza è un fattore importante, non a caso Paolo Pejrone ha scritto un libro…bisogna essere disposti ad aspettare tutto il tempo necessario per raggiungere il risultato sperato.Ma i tempi che viviamo, veloci,schiacciati, non sempre lo permettono, a questo unite i dubbi, le incertezze che caratterizzano la nostra epoca ed ecco che la necessità di un luogo protettivo e rassicurante prorompe dentro di noi e non ci fa rinunciare anche ad un piccolo spazio dove ossigenare pensieri ed anima.

E proprio questo libro ” Le Jardin plaisir” premette tutto questo,o, meglio il suo autore, Pierre Alexandre Risser: un libro dedicato al proprio spazio verde come isola felice ed accogliente, dove ritrovarsi con i propri cari attorno ad un tavolo, coltivare un mini pollaio, qualche riflesso d’acqua dove specchiarsi, bellissimo libro caratterizzato da altrettanto belle fotografie a cura di Alexandre Petzold,certo è che forse su un balcone il pollaio e o lo stagno non è possibile realizzarlo, ma perché no delle uccelliere con i semini appese alle piante da fusto o nascoste fra le fronde, e perché no un catino con delle acquatiche? ed il gioco è fatto…

Il libro è ricco anche di tanti espedienti per gestire in modo efficace lo spazio, e suggerimenti per capire realisticamente, se vogliamo provvedere da noi, cosa siamo in grado di fare.

Le jardin plaisir

Pierre Alexandre Risser

e Benedicte Baudassou

Editions De La Martinière

Parigi

le jardin Plaisir

ah! il libro è in francese …. che “plaisir”  🙂

Il Giardino degli ulivi

Il giardino degli  ulivi narra la storia di una famiglia palestinese

Un padre racconta alla figlia la drammatica storia della sua famiglia

era il tempo in cui ad ogni bambino nato si piantava un ulivo

poetico

L’ulivo simbolo simbolo di vita,luce

CAIRO EDITORE

Deborah Rohan

il giardino degli ulivi

Orto…arte…e fantasia

Orto arte e….fantasia!

I giardinieri sono grandi sognatori…e guai non lo fossero, sognano fioriture perpetue e impossibili, sognano giardini fiabeschi dove vivere come stanze all’aria aperta,sognano labirinti in cui perdersi, sognano muretti diroccati da cui far sgorgare la vita…e così deve essere: un giardino da leggere come un libro di fiabe, dove puoi scorgere un folletto , sì sì quelli che abitano i tronchi cavi degli alberi, dove un bambino può iniziare a sperimentare la vita, lembi di terra per avventure sconosciute…ed un quasi orto non può mancare, evocativo per i suoi profumi, per i suoi sapori, che portano alla mente ed al cuore memorie perdute, di sapori inconfondibili.

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Certo è che non sappiamo se così è, e se veramente quei sapori erano così speciali, però il loro ricordo giova così tanto al cuore, ed allora via libera ad un giardino con un “quasi orto” dove poter coltivare qualche pomodorino, o le bellissime zucchine, così decorative con i loro fiori gialli squillanti, oppure mescoliamo le fragoline di bosco con le lavande, i cui fiori serviranno a profumare lo zucchero per bevande dissetanti estive, usiamo i materiali di recupero, ve li ricordate i catini di zinco per lavare il bucato? bellissimi per un quasi orto, capienti e ricchi di suggestione, ma non fermiamoci, aggiungiamo qualche vecchio coccio nei nostri vasi, e disseminiamo qui e lì degli oggetti di terracotta, che fanno capolino da una pianta, mezzi nascosti dalle fronde, creiamo dei luoghi incantati per vivere tutti i giorni, non facciamo mancare qualche pianta di bosso, topiato a sfera dove adagiare i nostri pensieri, e poter arrendersi alla testa fra le nuvole….e in sul calar della sera, lanterne ovunque sparse… io amo appenderle ai rami degli alberi da frutto…e ovunque, per terra, sui davanzali…e magari un piccolo tavolino, in un angolino per godersi tutto questo….e la vita sarà, sicuramente, migliore per tutti.

Edwige Mormile

la psico-terra-peuta :)