E’ sempre il tempo delle rose, una passione che cresce col tempo

L’autunno è il periodo dei progetti, dei propositi sia per noi umani sia per Signora Natura…Oggi andiamo a scomodare la regina del Giardino, la Rosa, in autunno è momento migliore per acquistarle e piantarle, ottobre ci regala ancora delle meravigliose fioriture.soprattutto nei climi miti, ma detta anche il timer del suo riposo stagionale.

Bisogna fare particolarmente attenzione a questo mese, caldo e umido, per l’arrivo delle prime piogge autunnali, che portano con sé anche le patologie crittogramiche, per questo è importante eliminare sempre le foglie ammalate che cadono rendendo terreno fertile di propagazione anche il terreno sottostante, e l’etica impone di bruciarle, nel mentre adoperiamoci sempre per i trattamenti anti-fungini.

Non dimentichiamoci  di concimarle, in questo mese, in modo che affrontino l’inverno non depauperate organicamente.

A novembre dove il clima lo prevede,si spera arrivi finalmente il freddo, via libera a trapianti e piantagioni, paciamatura, rincalzi del terreno per esempio qualora fossero in vaso: eliminare 2 o 3 cm di terra e rincalzarla con un buon terriccio, personalmente consiglio quella con pietra pomice all’interno,tra l’altro regola aurea per tutte le piante in vaso.

Controlliamo gli innesti recenti, e le potature.

A proposito delle potature apriamo una piccola parentesi: mi raccomando le rose moderne si potano le rose antiche si cimano, per entrambe vale la regola aurea della pulizia del vecchio, secco e malato, e, per entrambe si eliminano i rami verso l’interno, per praticità di gestione successiva, rischio un groviglio inaccessibile e spinoso!

Ora vi propongo una piccola legenda,utile, per capire lo stato di salute delle nostre rose e porre rimedio:

Carenza di Azoto: foglie piccole gialle con macchioline rosse, cadono e crescita stentata.

Carenza di fosforo: colorazione verde sbiadito,getti deboli

Carenza di potassio: le foglie ai margini sono rosso-bruno, fiori piccoli e stentati.

Carenza di ferro: foglie gialle,cadono, eccessivo terreno calcareo.

Somministrare  del sequestrene, che è un rinvigorente di sali minerali e vitamine, una panacea.

Per coloro che volessero incominciare a conoscere queste meravigliose creature vi segnalo qualche vivaio specializzato, fra i moltissimi.

Siamo al Sud quindi Ode a Napoli per iniziare:

<Le rose di Posillipo,specializzato in rose antiche,riceve solo su appuntamento.

www.lerosediposillipo.it

<Abitare la natura,specializzato in rose antiche e storiche,riceve tutti i giorni su appuntamento.

Domicella-Avellino- abitarelanatura@libero.it

<le rose di Nicola Cavina,specializzato in rose antiche,moderne profumate.riceve su appuntamento,Firenze

www.lerosedinicolacavina.it

… e adesso al lavoro!

la vostra psico-terra-peuta

🙂

edwigemormile.com

Il Mito, la trasformazione, l’urna biodegradabile!

 

Un volo pindarico, perché proprio di questo si tratta, un viaggio che parte da molto, molto, lontano, per incontrare i fragili confini della storia con il mito, fino ad arrivare alla nostra epoca, cibernetica, informatica, multimediale, tecnologica, ma inutile, non ce la facciamo a sra-dicarci dal nostro immaginario collettivo, ed allora ci ri-radichiamo in una pianta,in un’urna biodegradabile…post mortem!

urna

albero

Napoli sarà la prima città, grazie alla visione di un imprenditore, a permettere la sepoltura in un’urna biodegradabile e la successiva trasformazione in un albero: la trasformazione da sempre ha affascinato l’uomo, Mirra, pazza del padre Cinira, che al termine di una sciagurata vicenda chiede agli dèi di venir trasformata in pianta, la pianta della Mirra, appunto, piangente sempre e stillante profumate gocce balsamiche,  l’essere umano mutevole e addolorato che tenta di sfuggire a situazioni doloranti,impossibili, forse come unica via d’uscita…Il tutto con un acuto senso della provvisorietà, della mutevolezza di ciò che appare ai sensi e che a un tratto si scompone per diventare altro da sé. Ovidio nelle Metamorfosi ci offre un quadro stupefacente, poetico,struggente; della trasformazione, Ovidio mette in risalto ora il carattere repentino ora, ancor più, la lentezza graduale, il persistere talora sofferto dell’antica natura nella nuova. Dell’essere umano, che si trasforma in essere arboreo o inanimato, il poeta avverte l’intimo dolore, la coscienza di divenire altro in una trasmutazione che sembra investire le radici stesse dell’universo.

dafne

Dafne, trasformata in un albero di alloro per sfuggire ad Apollo, di cui poi si cingerà il capo… infiniti sono gli esempi, in epoca più recente non possiamo non citare Kafka, le sue Metamorfosi  sono diverse, sempre sofferenti, direi alienanti, l’uomo isolato e solo all’inizio del ‘900, il suo alter, lo scarafaggio, è la solitudine e nello stesso tempo paradigmatico della psicoanalisi di Freud, forse l’immagina più adatta sarebbe l’urlo di Munch.

Ricordiamo tutti la “Donna Abitata”di Gioconda Belli anche lì s’intravvede alla fine l’albero che la ospiterà, il suo albero di Arancio.

Ora la possibilità che una volta estinti la ricongiunzione con la terra, le sue radici, il suo ciclo vitale, al di là di tutte le considerazioni bio-sostenibili, senza le quali il progetto mai sarebbe passato, ci porta tutti ad una considerazione non solo religiosa, ma anche filosofica e di appartenenza.

L’albero con il suo verticalismo è l’asse attraverso cui passa la vita, le sue radici piantate saldamente nella terra e la sua chioma che invoca ed anela al cielo, di meglio non potevamo desiderare.

Ora è altresì interessante pensare che questo progetto pilota parta da una delle città della Magna Grecia, terra di mito e di storia, la terra che ospita la discesa agli inferi, all’aldilà , il lago di Averno, la terra della Sibilla Cumana.

Infine sarebbe bello pensare che un giorno i cimiteri saranno boschi dove poter passeggiare, dove il tutto non è finito, ma che in qualche modo,  sarebbe anche corretto ontologicamente, la trasformazione dalla non vita alla vita rimetta un pò a posto le cose

Intrecci ….della Natura,dell’anima.

intrecci 1

photographer by Luca Daniele

Gli intrecci sono millenari,e nessuno di noi sfugge ad un intreccio; l’intreccio è amoroso, psichico,fisico,visivo,dell’anima, ma nasce nella e dalla Natura: i tronchi contorti degli ulivi ultracentenari, avviluppati su loro stessi come il mare in burrasca, indefinibili,radici forti,ramificate,la loro volontà non lascia dubbi: la sopravvivenza ad ogni costo e a tutto, sono statuari e simbolici.Il glicine,spogliato delle sue foglie in inverno ci mostra tutta la bellezza della sua nudità,scultoreo, degno di un’installazione post-moderna di cui tanto si parla ed abusa,la leggerezza dei salici ritorti,ballerine abbracciate e ripiegate.Così belli ed essenziali scheletrici come i dipinti di Egon Leon Adolf Schiele, scarnificati fino all’essenza..così per questo ho chiesto a Francesco del suo intreccio poetico e lui mi ha risposto così:

Di sogni e di sole
Affondo le mani nella terra brulla,
sfrego, chiudo a pugno.
Sei tu a cantare fra le vigne.
Il risvolto della foglie ombreggia
i passi sulla fresca erba.
Il giorno è di un grigio chiaro e sole.
Macchie trasportate lungo i filari,
orme dal sapore dolciastro.
È matura la tua mano calda sulla schiena,
sento il possesso della mia carne.
Prono, ascolto il mio rimesto,
accarezzo le radici.
Inspiro il denso rossore degli acini.
Resto nel tuo sguardo.
Il sole fa capolino, stampa
l’estro dei tuoi capelli mossi dal vento,
la forma dei tuoi seni.
Espio la mia colpa, la quale è amare.
Te, la terra.
Frutti di un germoglio. Assolvo,
asservo, osservo, riservo.
Varie coltri di ricordi sbiaditi
girano attorno alle nostre ombre.
Ho male alle ginocchia,
alzo il mio corpo stanco dall’inattività.
Volgo il mio sguardo
alle sperdute campeggie di terra,
al casale di pietra nuda.
Noi due da un giorno di gennaio.
Là, oltre, colline silenziose.
Ove camminammo il primo giorno.
Era autunno, inverno e primavera.
Uniti, linfa ed essenza.
Congiunti dal dentro.
Avvicino il mio respiro al tuo,
deglutisco l’attesa.
Soffermo gli occhi nei tuoi,
spiragli di mare in aperta campagna.
Viene su il canto dei lecci portato del vento.
Racchiudo il tuo corpo nel mio.
Affondo, con le dita, lascio
tracce di terra sulla tua schiena.
Hai l’odore di rosa spina e calendula.
Tace, il nostro orgoglio.
Resteremo figli e genitori,
di questo tempo.
E gli errori li porterà via il cielo.
Insieme e nulla più.
Io e te. Vento e terra.
(L’abbraccio è radice profonda, intreccio.)
intrecci 2

photographer by Luca Daniele

Calma…in giardino ci vuole calma! -Napoliflash24-

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La frenesia della vita, delle strade, le immagini accelerate che ci inseguono, quest’attività febbrile ed “innatura-le”che ci domina, tutto ha distrutto e non ci permette più di rivolgerci alle profondità delle nostre anime.

Questi ritmi hanno disturbato uno spazio primordiale ed archetipo che ci apparteneva:il vuoto, il nulla, luoghi dove il pensiero alberga fertile, ci spaventa… luoghi dove il suono della natura, con la sua pigrizia e solerzia, generava una musica: il fruscio delle foglie, il ronzio delle api, lo sciabordio dell’acqua… Io raminga e pellegrina vivo fra due mondi, e quello da cui stanotte sono appena rientrata mi ha ricordato questo:il piccolo giardino che mi accoglie in un altro luogo, e, in queste giornate roventi ancora di più, ho sentito anche  la voce del caldo: ha un suono, un odore,un colore…ed allora calma…in giardino ci va calma e quiete: una panca su cui sedersi, anche solo cinque minuti,un cuscino, quello del tuo divano, buttato sull’erba, un attimo, è sufficiente, e con lo sguardo abbracciare tutto il verde che c’è…

Non è necessario un giardino, basta una seggiola su un balcone.. ed ancora di più un’amaca: di recente mi sono imbattuta in una fotografia di un’amica e del suo meraviglioso balconcino di ringhiera: un’amaca appesa su due traverse, un gruppo di orchidee in un angolo,dietro il sole di Napoli che tramontava.. ed ho pensato a quanto amore poteva esserci lì, in quella casa…

Non perdiamo tempo, e prendiamoci la quiete.

La vostra psico-terra-peuta

edwigemormile.com

:)

Gli Alberi: che meraviglia!!!! – Il mito di Erisittone- estr. da Napoliflash24-

Gli Alberi: che meraviglia!!!! – Il mito di ErisittoneQuando un paio di mesi fa hanno abbattuto un pino secolare che dominava la piazza dove abito, raccontarvi della tristezza è ben poca cosa…, ovviamente non era malato, come raccontano, ed altrettanto ovviamente, le firme raccolte dagli “abitanti dell’albero”a nulla sono servite.

Gli alberi sono veramente un tramite che l’uomo ha con il cielo,una metafora chiarissima ed inequivocabile della vita: l’uomo radicato con i piedi per terra e la testa protesa al cielo, da sempre gli alberi hanno ricoperto questo ruolo un pò mistico ed un pò magico, ad esempio pensate all’albero della vita, l’albero della conoscenza, l’albero dell’eternità, l’albero della prosperità, e quanti più ne vogliamo, perchè è con il cuore e con il fiato sospeso che li si cerca … e li si trova…sono lì, vecchi patriarchi secolari, sentinelle della vita e della storia, resistenti, indefessi, animati e “animosi”. E’ chiaro quanto il paganesimo prima legato al culto della Natura, sia stato trasformato dopo dal Cristianesimo collegandolo al culto della Salvezza caricandolo di tutti i simboli vegetali.

E, poiché la tradizione letteraria classica prima e la cultura cristiana dopo sono ricchissime di simbolismi metaforici presi a prestito dal mondo vegetale e animale vi racconto del mito di Erisittone e della sua fame insanziabile:

Grande sperperatore di beni materiali oltraggiò anche Demetra,Grande Madre della Natura, abbattendone l’intero bosco come legna da ardere per un banchetto! Erisittone aveva fama di essere un godereccio nel cibo… Demetra infuriata per il disprezzo che manifestò per la Natura, lo condannò ad avere una fame insaziabile, ma talmente insaziabile che dovette vendere tutti i suoi beni per procurarsi cibo, ma non bastando finì per divorare se stesso!!!!

Ora la morale è chiarissima, l’uomo distruggendo la natura distrugge se stesso.

Vi lascio con un’indicazione, provate ad abbracciare il tronco di un albero, anzi, portate i vostri figli, e fateglielo fare…la sensazione che si prova è di abbracciare la vita intera e un senso di pace vi pervaderà.

la vostra psico-terra-peuta :)

edwigemormile.com

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Il giardino cura l’anima

Quante volte nella nostra vita avremmo voluto gettare abiti che mai più avremmo messo e pur sapendolo, imperterriti li abbiamo conservati, altre volte, avremmo voluto gettare pensieri inutili, vite inutili….ma ce li siamo tenuti stretti, conservati gelosamente, perché ? Forse ci sarebbero tornati utili!

Il giardino con le sue leggi ferree intransigenti ci mette di fronte alla morte, ad un investimento emotivo fallito, ed altre volte ci spiattella in faccia la vita, quella vera, quella che va avanti a prescindere da tutto, dagli inverni sotto zero, dalle calure terribili, e quando tutto sembra finito, la prepotenza di una gemma spacca un tronco, con la sua tenerezza vuole vivere, è uno spettacolo emozionante, ed ancora adesso, dopo anni che vango, interro, poto, mi commuove …

Il Giardino cura l’anima, ci insegna i cicli della vita-morte-vita,ci insegna a potare il vecchio,il malato…tra le creature umane e i giardini vi è un reciproco dare e ricevere su piani diversi, sono energie che fluiscono, aspettative, sospensione di pensieri, e spossati dalle fatiche fisiche ci dimentichiamo o trasformiamo le contrarietà che ci tormentano, ed allora mentre tagliamo l’erba, raccogliamo le foglie secche,estirpiamo le erbacce, ritorniamo da un altrove e ritroviamo la misura delle cose e della vita.

Edwige Mormile

la vostra psico-terra-peuta

la quiete
la quiete