Conversazioni sull’erba per mamme e bambini

Il progetto
“ Apprendista di felicità”
-Conversazioni sull’ erba per mamme e bambini-
(tutto ciò che accade in un vaso avviene nell’ anima)
“Tra pennarelli,pennelli,mani sporche di terra, piccole piante impariamo a prenderci cura di qualcosa, sì,perché l’arte del giardino a questo serve, a vedere i cicli della natura, l’alternarsi della vita,sperimentare la malattia,il timore che la piantina possa non farcela, e la gioia che pervaderà i loro volti quando, una volta ritornati, vedranno la “nascita”… sicuramente un bel momento di condivisione … dove i più grandi insieme ai loro piccoli inizieranno ad esercitare l’arte della pazienza e della sperimentazione senza le quali non c’è giardino. Mi piace pensare ad esso, lembo di terra recintato e protetto, come ad un’occasione di incontro fra esseri umani, fra famiglie.”( Edwige Mormile).

p.cappello

Il progetto prevede un ciclo di quattro incontri tra mamme e bambini:

Durante gli incontri sarà presente il fotografo ritrattista Luca Daniele
happening

Aperibimbo: freschi succhi di centrifughe di stagione e merenda bio
Aperimamma: la tradizione Irpina dei suoi superbi vini
Spazio letture botaniche per grandi e piccini
Dove?
Naturalmente all’ aperto sull’ erba e in terrazzo
(Parco Residenziale Abate, Tuoro Cappuccini n.13)
Quando?

Dalle 17- 19,30
Lunedì 12 giugno
Lunedì 19 giugno
Lunedì 26 giugno

lunedì 3 luglio

In caso di maltempo gli incontri verranno rinviati
Materiale in dotazione al bambino
Guantini-lavoro
Piantine, semi, terra,foglie per erbario,carta, colla, pennarelli, pennelli, tempere…

Contatti
A cura delle psico-terra-peute
Edwige Mormile (giardiniere paesaggista ) -338 35 99 532-
Maria Grimaldi (educatrice d’infanzia) -389 9336778-
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Intrecci ….della Natura,dell’anima.

intrecci 1

photographer by Luca Daniele

Gli intrecci sono millenari,e nessuno di noi sfugge ad un intreccio; l’intreccio è amoroso, psichico,fisico,visivo,dell’anima, ma nasce nella e dalla Natura: i tronchi contorti degli ulivi ultracentenari, avviluppati su loro stessi come il mare in burrasca, indefinibili,radici forti,ramificate,la loro volontà non lascia dubbi: la sopravvivenza ad ogni costo e a tutto, sono statuari e simbolici.Il glicine,spogliato delle sue foglie in inverno ci mostra tutta la bellezza della sua nudità,scultoreo, degno di un’installazione post-moderna di cui tanto si parla ed abusa,la leggerezza dei salici ritorti,ballerine abbracciate e ripiegate.Così belli ed essenziali scheletrici come i dipinti di Egon Leon Adolf Schiele, scarnificati fino all’essenza..così per questo ho chiesto a Francesco del suo intreccio poetico e lui mi ha risposto così:

Di sogni e di sole
Affondo le mani nella terra brulla,
sfrego, chiudo a pugno.
Sei tu a cantare fra le vigne.
Il risvolto della foglie ombreggia
i passi sulla fresca erba.
Il giorno è di un grigio chiaro e sole.
Macchie trasportate lungo i filari,
orme dal sapore dolciastro.
È matura la tua mano calda sulla schiena,
sento il possesso della mia carne.
Prono, ascolto il mio rimesto,
accarezzo le radici.
Inspiro il denso rossore degli acini.
Resto nel tuo sguardo.
Il sole fa capolino, stampa
l’estro dei tuoi capelli mossi dal vento,
la forma dei tuoi seni.
Espio la mia colpa, la quale è amare.
Te, la terra.
Frutti di un germoglio. Assolvo,
asservo, osservo, riservo.
Varie coltri di ricordi sbiaditi
girano attorno alle nostre ombre.
Ho male alle ginocchia,
alzo il mio corpo stanco dall’inattività.
Volgo il mio sguardo
alle sperdute campeggie di terra,
al casale di pietra nuda.
Noi due da un giorno di gennaio.
Là, oltre, colline silenziose.
Ove camminammo il primo giorno.
Era autunno, inverno e primavera.
Uniti, linfa ed essenza.
Congiunti dal dentro.
Avvicino il mio respiro al tuo,
deglutisco l’attesa.
Soffermo gli occhi nei tuoi,
spiragli di mare in aperta campagna.
Viene su il canto dei lecci portato del vento.
Racchiudo il tuo corpo nel mio.
Affondo, con le dita, lascio
tracce di terra sulla tua schiena.
Hai l’odore di rosa spina e calendula.
Tace, il nostro orgoglio.
Resteremo figli e genitori,
di questo tempo.
E gli errori li porterà via il cielo.
Insieme e nulla più.
Io e te. Vento e terra.
(L’abbraccio è radice profonda, intreccio.)
intrecci 2

photographer by Luca Daniele

Ricette sofisticate:effetto verde!

Le aiuole rialzate, le fioriere in muratura per intenderci, sono molto pratiche e funzionali e ben si prestano ad effetti sofisticati, ne sto progettando una in questi giorni ed ho pensato di condividere con tutti voi!

Il punto di forza è il fogliame, scelto per tessitura delle foglie,simile, e per toni dei colori, io amo i toni su toni con qualche punta di scuro o chiaro per contrasto, bandito assolutamente il “troppo colorato”.

Adatti sono i carex, io sceglierei il comans offre delle belle combinazioni,per esempio con i bucaneve invernali o con i sedum,lo spectabile,aggiungerei l’euphorbia, e heucera Plum Pudding.

Disponete le piante più base ai bordi e le altre secondo l’altezza in centro prediligendo uno schema a scacchiera, davanti ophiopogan, che con le sue foglie ricadenti copre un pò il bordo,alla lista della spesa aggiungerei anche la vinca minor.

Buon divertimento

edwigemormile

 

Islam e la raffinatezza dei suoi giardini

Si potrebbe iniziare dicendo che Dio ama la bellezza ed il Giardino ne è una sua espressione, si potrebbe dire ancora che “Pairidaeza” in lingua Iraniana (Persiana) è il significante di Giardino, “crear attorno” proprio perchè presso quasi tutte le civiltà, il giardino, come pure il pa­radiso, è sempre stato uno spazio chiuso, una fabbrica di paesaggio destinata a progettare e incarnare ideali di vita… e l’Islam con la sua immensa cultura ne fa un simbolo di piacere e di gioia: tutto ciò che espressione di negatività viene soppresso nel giardino islamico è l’immagine sulla terra del Paradiso dettata dal Corano, è l’espressione della benedizione del monarca sulla natura, ricordiamoci, che siamo in un territorio aspro, caldo, secco, desertico, ma l’ingegneria degli arabi inventò dei sistemi di irrigazione ineguagliabili.Anche qui campeggiano le linee geometriche, i viali, la fontana da cui hanno origine i quattro fiumi del Paradiso, vettori verso i punti cardinali, simbolo della vita eterna…

Non possiamo non vedere le analogie e le somiglianze con l’ hortus conclusus cristiano, e poco ci importa chi prima e chi dopo …sono contemporanei, e questo è illuminante, il simbolismo del numero quattro è costante nei giardini, affonda radici nella Genesi, per gli antichi persiani il mondo è diviso in quattro ed al centro si trova la sorgente della Vita….

Gli arabi ed i Persiani erano maestri nell’arte delle coltivazioni: essi avevano tratto dalla necessità dei loro luoghi d’origine e dalla loro religione, le motivazioni a essere abilissimi creatori e curatori di orti,giardini, frutteti, vivai; giardini che servivano per produrre anche spezie e condimenti, bevande, confetture.

La raffinata cultura musulmana dedica intere sezioni alla poesia dei giardini, perfino i tanto pregiati e noti tappeti persiani riproducono con fiore e piante, il giardino, una tradizione che risale al IV sec. allo scopo di conservare anche d’inverno le forme ed i colori della natura…tappeti di potere, simboleggiavano l’egida del monarca sui cicli della vita.

Mi congedo da voi con pochi versi di un poeta arabo anonimo, attorno all’anno  mille recitava così:

“Se hai due monete, con una compra il pane,

con l’altra compra rose per il tuo spirito”…

giardini dell'islam

la vostra psico-terra-peuta :)

Buona settimana

Edwige Mormile

Il Recinto

Oggi vi voglio parlare del recinto….uhummm….a qualcuno susciterà ansia ad altri protezione ad altri ancora costrizione….curioso vero?

Ma procediamo con ordine, i recinti, i muri, le staccionate affondano radici lontane, radici narratrici di “saltus”,la natura selvaggia, irta, pericolosa, la natura degli ululati notturni da cui bisognava solo proteggersi, da qui la necessità di addomesticare,di razionalizzare,di controllare….l’ager cultus, l’hortus…l’ordine.E’ simbolico e nello stesso tempo casuale quanto affascinante che questo compito sia stato assolto all’alba del medioevo dai monaci, che compiendo un gesto sacrale assurgono la natura selvaggia, addomesticandola, ad emblema del mondo civilizzato….Quanto ci sarebbe da dire…l’orto monastico, recintato, immagine di un altro recinto: il Paradiso terrestre…di qui il giardino, o orto, immagine di purezza e  assenza del peccato: L’ hortus  Conclusus…Forse adesso se il pensiero corre al recinto è probabile che non susciti ansia, ma pace,protezione, sicurezza, controllo.

Ma, il giardino, recintato, è molto, molto di più: è il luogo dove spesso c’è il nutrimento, c’è la vita, c’è la nostra casa,è uno spazio dove esperiamo la vita, la morte ed ancora la vita…ed allora questo confine cosa sta a proteggere? Custodisce un rapporto orizzontale tra noi e la terra, ma solo per garantirne uno in verticale, quello tra noi e la Vita e il Dio.

Alla prossima

la vostra psico-terra-peuta

bretagna
bretagna