Lo sai che i papaveri son alti alti alti…

campo-papaveri

Meraviglia i prati di papaveri! il papaver somniferum è quello più apprezzato per i semi, con cui si guarniscono pani dolci e salati, finalmente ha preso piede anche nei giardini privati e via libera  ai prati colorati, fiabeschi e sognatori.

Li vediamo tutti in fila, come se un bel colpo di spazzola li avesse posizionati sono rosa, rossi, bianchi, circondati da boschi, e villaggi.I loro semi sono prelibati dal dolce sapore di mandorla, se ne ricava perfino un olio, privi dei loro alcaloidi da cui poi si ricava la morfina e le altre droghe.

Il papavero ama i climi freschi e ventilati ma può essere coltivato anche nel sud Italia,

esposizione ideale è pieno sole,un bel terreno leggero e ben drenato anche misto a ghiaia, le irrigazioni devono essere regolari fino a maggio, quando dà il meglio della fioritura poi mantenerlo ben asciutto.

Un paio di concimazioni all’anno una a marzo ed una in autunno aiutano e favoriscono una copiosa fioritura, sempre alla base della pianta..

Dove trovarli?

Vi segnalo due vivai specializzati in erbacee perenni (le mie preferite..spettinatissime!)

Azienda Agricola Priola 

http://www.priola.it

Treviso

Erbario della Gorra

http://www.gorraonline.it

Torino

Intrecci ….della Natura,dell’anima.

intrecci 1

photographer by Luca Daniele

Gli intrecci sono millenari,e nessuno di noi sfugge ad un intreccio; l’intreccio è amoroso, psichico,fisico,visivo,dell’anima, ma nasce nella e dalla Natura: i tronchi contorti degli ulivi ultracentenari, avviluppati su loro stessi come il mare in burrasca, indefinibili,radici forti,ramificate,la loro volontà non lascia dubbi: la sopravvivenza ad ogni costo e a tutto, sono statuari e simbolici.Il glicine,spogliato delle sue foglie in inverno ci mostra tutta la bellezza della sua nudità,scultoreo, degno di un’installazione post-moderna di cui tanto si parla ed abusa,la leggerezza dei salici ritorti,ballerine abbracciate e ripiegate.Così belli ed essenziali scheletrici come i dipinti di Egon Leon Adolf Schiele, scarnificati fino all’essenza..così per questo ho chiesto a Francesco del suo intreccio poetico e lui mi ha risposto così:

Di sogni e di sole
Affondo le mani nella terra brulla,
sfrego, chiudo a pugno.
Sei tu a cantare fra le vigne.
Il risvolto della foglie ombreggia
i passi sulla fresca erba.
Il giorno è di un grigio chiaro e sole.
Macchie trasportate lungo i filari,
orme dal sapore dolciastro.
È matura la tua mano calda sulla schiena,
sento il possesso della mia carne.
Prono, ascolto il mio rimesto,
accarezzo le radici.
Inspiro il denso rossore degli acini.
Resto nel tuo sguardo.
Il sole fa capolino, stampa
l’estro dei tuoi capelli mossi dal vento,
la forma dei tuoi seni.
Espio la mia colpa, la quale è amare.
Te, la terra.
Frutti di un germoglio. Assolvo,
asservo, osservo, riservo.
Varie coltri di ricordi sbiaditi
girano attorno alle nostre ombre.
Ho male alle ginocchia,
alzo il mio corpo stanco dall’inattività.
Volgo il mio sguardo
alle sperdute campeggie di terra,
al casale di pietra nuda.
Noi due da un giorno di gennaio.
Là, oltre, colline silenziose.
Ove camminammo il primo giorno.
Era autunno, inverno e primavera.
Uniti, linfa ed essenza.
Congiunti dal dentro.
Avvicino il mio respiro al tuo,
deglutisco l’attesa.
Soffermo gli occhi nei tuoi,
spiragli di mare in aperta campagna.
Viene su il canto dei lecci portato del vento.
Racchiudo il tuo corpo nel mio.
Affondo, con le dita, lascio
tracce di terra sulla tua schiena.
Hai l’odore di rosa spina e calendula.
Tace, il nostro orgoglio.
Resteremo figli e genitori,
di questo tempo.
E gli errori li porterà via il cielo.
Insieme e nulla più.
Io e te. Vento e terra.
(L’abbraccio è radice profonda, intreccio.)
intrecci 2

photographer by Luca Daniele

IL Giardino delle Rovine…Paestum-oltre il giardino-

paestum fico

L’estetica della Rovina,prettamente Rinascimentale prima, e Romantica dopo, non può non accrescere la curiosità di noi miseri mortali e le conseguenti emozioni che suscita:

L’occasione lesta si è insinuata come un serpentello dopo la visita al sito archeologico di Paestum, tra le altre cose molto ben preservato e mantenuto.

Il paesaggio, con i suoi meravigliosi cipressi o meglio Ciparissus (https://edwigemormile.com/2015/07/02/il-cipresso-ossia-il-mito-di-ciparisso/), gli alberi di fichi, i lecci, esaltano le rovine archeologiche non senza nostalgia per una passata età dell’oro inquadrata nella corretta dimensione storica.

paestum viale

Moltissimi sono stati gli anni in cui dolorante e nostalgica lo studio della mia Storia si fermava alla caduta dell’Impero Romano, e non c’era verso di farmi appassionare a proseguire, qualche scossone me lo diede la lettura  di “Alba del Medioevo” di Vito Fumagalli: templi decaduti e in rovina, ville patrizie depredate, animali che bivaccavano fra pavimenti di mosaici e colonne, capitelli dorici e corinzi usati come pietre per costruire ripari  di fortuna, erbacce e ipomee che ricoprivano il suolo, gli alberi da frutto abbandonati a se stessi, e immaginavo l’umanità che come formichine in fila tutti  neri cercavano i travoni delle ville da ardere per scaldarsi, le pietre smontate per ricostruire case, intanto la peste, le malattie, i pregiudizi, la morte … anche dell’anima,perchè il Cristianesimo, non scordiamocelo, all’inizio è stato la negazione della Civiltà. In seguito Guccini, sì proprio lui il poeta-cantante, in Bisanzio fornì un altro segnale, affresco profetico ed inquietante di grande precisione storica,di lì in poi il medioevo con i suoi Horti conclusi e di delizie mi conquistarono :).

Questo Paestum evoca: il rudere abbattuto dal tempo distruttore o scultore come lo definiva, e mi piace di più, il mio Mentore la Yourcenar, si insinua in riflessioni malinconiche trasformando il giardino in un luogo di meditazione e silenziosa contemplazione.

paestum tempio genius loci

La vegetazione spontanea ricopre i ruderi, l’uomo ha fatto un passo indietro e naturalmente ha riconsegnato la Natura agli Dei che qui sussurrano ancora.

Qui abita ancora il Genius Loci, lo si avverte, e noi muti passeggiamo in questo parco così stranamente silenzioso, timorosi,rispettosi, possiamo solo farci sovrastare dall’ondata delle emozioni, e ricordare cosa e chi eravamo, e cosa, invece, siamo adesso.

paestum tempio

E’ terminata la giornata, il sole sta cadendo, il parco archeologico chiude prima del tramonto, peccato! mi dicono che all’albeggiare e al tramontare, le pietre di marmo si tingono di rosa e di rosso, il risveglio degli Dei e il loro riposare, ma ho già scoperto un alberghetto con vista sul tempio per trascorrere una notte…

Ritornare, sì, alla casa del Padre.

Edwige Mormile