Massimo Berruti

BIOGRAFIA9bfc1194d1

Nato a Roma nel 1979, smette di studiare biologia dopo aver frequentato un breve corso di fotografia nel 2003. Fotografo freelance dal 2004, attualmente vive a Roma ma il suo cuore batte in Pakistan: «Amo questa terra e la semplicità della sua gente. Proprio dove l’uomo conosce il peggio di sé, è capace di dare luce ai suoi aspetti migliori».

I primi temi a cui si è interessato sono stati italiani: le periferie, la crisi industriale, l’immigrazione. La sua carriera di giovane reporter si consolida da subito lavorando per i più importanti giornali italiani ed europei: L’Espresso Paris Match The Independent Internazionale D La Repubblica delle Donne . Dal 2007 viaggia spesso in Afghanistan e Pakistan per documentare l’evoluzione sociale e politica dei due paesi, ma è riuscito lo stesso a scattare un reportage tutto italiano per Marie Claire(marzo 2010) sui circoli politici milanesi. Oggi è tra i migliori della sua generazione: Best Young Reporter a Perpignan nel 2009, secondo al World Press Photo 2007 nella categoria Storie Contemporary Issues e premio di eccellenza nella sezione News Picture Story del POY Prize (Picture of the Year) nel 2010.

 


 

Inizia con Massimo Berruti una serie di appuntamenti con “il personaggio” che sentirò di raccontare da qui ai prossimi mesi, anni (spero)…e non è un caso che sia lui a inaugurare questo percorso, perché il modo di vedere la fotografia di questo meraviglioso fotografo è più che vicino a me.

Dopo aver visto la puntata di Fotografi di Sky Arte su Massimo Berruti, infatti ho sentito di essere una persona piccola piccola, che non ha ancora fatto abbastanza per comprendere fino in fondo quel che da un senso all’arte della fotografia come racconto, come punto di vista non invadente, ma vero, non filtrato da un proprio gusto puramente edonistico.

 

Raccontare perché c’è bisogno di far sapere.

Oggi è semplice rinchiuderci nei nostri mondi fatti di poco o nulla, nel nostro convincimento che ogni giorno sia un giorno utile, un giorno in cui aver realizzato qualcosa, ma spesso può capitare di restare con noi stessi, anche se so che accade solo ad alcuni, e rendersi conto di non aver fatto poi granché. La piccola lezione di questo fantastico fotografo che non si ritiene, per fortuna, il classico fotografo che ama solo fregiarsi di foto che hanno il puro e semplice valore tecnico, anzi lo rifugge, mi ha molto colpito, perché ha scelto davvero, scelto di dedicarsi, senza mettere se stesso prima di tutto. O almeno ha visto se stesso in un contesto, e gli si è dedicato, si è immerso in un luogo diverso, senza pensare più di far parte necessariamente di un posto in particolare nel mondo.

Target Killings in Karachi

“Usare questa estetica, per restituire una dignità che le persone meritano”

La frase di Berruti, sentita e non banale, mi ha fatto comprendere cosa spinge un reporter a rischiare, a mettersi in gioco, ad abbandonare un mondo più rassicurante per una missione. E nel viaggio di Berruti si sente, con tutta la sua forza, il percorso e il desiderio che spingono a vivere in un mondo dove ogni cosa ha un valore diverso da quello che viviamo ogni giorno. Gli scatti trasmettono una naturale ed efficace centratura della situazione e ti portano all’interno di emozioni che non sono mai scontate. Negli scatti di Berruti c’è il cuore, la sua anima, ma non c’è mai invasione, proprio per questo lo scatto non ti viene imposto, ma semplicemente mostrato per essere interpretato.

Un sentito grazie a Massimo Berruti per quello che sa regalare.

MB04

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