Calma…in giardino ci vuole calma! -Napoliflash24-

festa 015

La frenesia della vita, delle strade, le immagini accelerate che ci inseguono, quest’attività febbrile ed “innatura-le”che ci domina, tutto ha distrutto e non ci permette più di rivolgerci alle profondità delle nostre anime.

Questi ritmi hanno disturbato uno spazio primordiale ed archetipo che ci apparteneva:il vuoto, il nulla, luoghi dove il pensiero alberga fertile, ci spaventa… luoghi dove il suono della natura, con la sua pigrizia e solerzia, generava una musica: il fruscio delle foglie, il ronzio delle api, lo sciabordio dell’acqua… Io raminga e pellegrina vivo fra due mondi, e quello da cui stanotte sono appena rientrata mi ha ricordato questo:il piccolo giardino che mi accoglie in un altro luogo, e, in queste giornate roventi ancora di più, ho sentito anche  la voce del caldo: ha un suono, un odore,un colore…ed allora calma…in giardino ci va calma e quiete: una panca su cui sedersi, anche solo cinque minuti,un cuscino, quello del tuo divano, buttato sull’erba, un attimo, è sufficiente, e con lo sguardo abbracciare tutto il verde che c’è…

Non è necessario un giardino, basta una seggiola su un balcone.. ed ancora di più un’amaca: di recente mi sono imbattuta in una fotografia di un’amica e del suo meraviglioso balconcino di ringhiera: un’amaca appesa su due traverse, un gruppo di orchidee in un angolo,dietro il sole di Napoli che tramontava.. ed ho pensato a quanto amore poteva esserci lì, in quella casa…

Non perdiamo tempo, e prendiamoci la quiete.

La vostra psico-terra-peuta

edwigemormile.com

:)

Il Recinto

Oggi vi voglio parlare del recinto….uhummm….a qualcuno susciterà ansia ad altri protezione ad altri ancora costrizione….curioso vero?

Ma procediamo con ordine, i recinti, i muri, le staccionate affondano radici lontane, radici narratrici di “saltus”,la natura selvaggia, irta, pericolosa, la natura degli ululati notturni da cui bisognava solo proteggersi, da qui la necessità di addomesticare,di razionalizzare,di controllare….l’ager cultus, l’hortus…l’ordine.E’ simbolico e nello stesso tempo casuale quanto affascinante che questo compito sia stato assolto all’alba del medioevo dai monaci, che compiendo un gesto sacrale assurgono la natura selvaggia, addomesticandola, ad emblema del mondo civilizzato….Quanto ci sarebbe da dire…l’orto monastico, recintato, immagine di un altro recinto: il Paradiso terrestre…di qui il giardino, o orto, immagine di purezza e  assenza del peccato: L’ hortus  Conclusus…Forse adesso se il pensiero corre al recinto è probabile che non susciti ansia, ma pace,protezione, sicurezza, controllo.

Ma, il giardino, recintato, è molto, molto di più: è il luogo dove spesso c’è il nutrimento, c’è la vita, c’è la nostra casa,è uno spazio dove esperiamo la vita, la morte ed ancora la vita…ed allora questo confine cosa sta a proteggere? Custodisce un rapporto orizzontale tra noi e la terra, ma solo per garantirne uno in verticale, quello tra noi e la Vita e il Dio.

Alla prossima

la vostra psico-terra-peuta

bretagna
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