Dal Paleolitico ad oggi, se Dio c’è, l’uomo se lo chiede da sempre, anche i laici, i cosiddetti uomini di ragione, viviamo tutti noi il senso del mistero, o come io amo chiamarlo il senso del religioso…l’uomo, anche solo per la paura della morte, non può rinunciare al senso dell’Assoluto, Wittgenstein più o meno diceva -chiamo Dio il senso della vita- Sant’Agostino nelle Confessioni- è colui che è nel più profondo di me stesso, e allo stesso tempo il più lontano dalle mie paure-
La religione, quindi, non un insieme di pratiche, liturgie, ma una visione…una visione del mondo, il senso alla vita alla morte.
Non è neanche vana curiosità intellettuale, ma è qualcosa di drammatico che entra in gioco solo se ognuno di noi è pronto ad affrontare il travaglio umano, non è neanche il negativo, il male, mi vengono in mente i pastori itineranti, i padri gesuiti col memento mori, altrettanto non è lo stolto stupore di fronte alla gioia, al positivo, al senso della bellezza o del sublime,o, ancora gli esistenzialisti del ‘900, soverchiati dal male di vivere…no…non è questo, ma è l’incontro-scontro perpetuo fra questi aspetti, lì sta il mistero il religioso.
La realtà non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi si pone il senso della propria vita con serietà e colui che ciò non importa, adagiato su ciò sarà immutato.
Qui si pone il discernimento, parolone…dis-cernere, dis-separare, cernere, scegliere…oggi noi schiavi del popolarismo attraverso i follower…dobbiamo discernere: orientarci attraverso la separazione e la scelta, discernimento allo smarrimento contemporaneo,noi tutti che esistiamo in relazione non a noi stessi ma alla società.
che cos’è il discernimento se non un “sentire” di natura etica e misterica, di una cultura storico-religiosa per poter decidere?
ma il discernimento ha anche e soprattutto una valenza laica, che risponde al famoso imperativo categorico, gli imperativi della nostra coscienza, quel comando interiore, la vocina che spieghiamo ai nostri bambini, che determinano la nostra responsabilità verso il prossimo, ma anche il senso stesso della nostra dignità.
Ed allora, fra le pagine di Zavoli scorgo” Ama il prossimo tuo come te stesso” e che basterebbe rileggerci ogni tanto i Dieci Comandamenti per ricordaci dov’è Dio, e dove siamo noi.