Ecco perché Il Padre Nostro è la mia preghiera preferita, perché mi restituisce sempre alla misura della vita, mi ridimensiona, mi placa:
capiamo che la nostra vita è di assoluto presente,attimo vissuto dopo attimo vissuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno e così via.
ognuno sufficiente a se stesso, concluso, santo…
“Dacci oggi il nostro pane quotidiano” cosa c’è di più bello, commovente, finito, esaustivo, nulla…Sono bastati secoli di secolarizzazione per capovolgere irrimediabilmente questa idea, salvo visite periodiche allo psicoterapeuta che ormai sostituisce il Padre spirituale di ieri, così che l’effimero diviene non più condizione beata ma negativa.
Ed allora nulla servono più gli scritti di uno dei più incisivi Padri della Chiesa, Agostino, i nostri anni si disfano, dice, si disfano giorno dopo giorno quello che era non è più, quello che verrà non è ancora, cosa resta allora… resta ed ha significato quel momento fugace che esiste solo nell’istante in cui lo sperimentiamo. Cosa ci insegna, quindi, il Padre Nostro, che l’uomo nel suo corpo non possiede l’essere, che va, passa, ricorda, attende.
Questo corpo che cambia, con l’età, con gli anni, con le malattie; ma neanche il nostro cuore, la nostra anima ha stabilità: pensieri che vanno e vengono, si soffermano, vanno via, gli slanci che proviamo, i piaceri, i dolori, tutto è effimero. E la nostra mente? vuole e non vuole, ricorda, dimentica, ignora…
Ed allora la risposta laica che mi soggiunge è sempre quella, la sola che non mi ha mai abbandonato in queste tante vite che ho vissuto, di vivere fino in fondo, sempre, con coraggio, come se al fondo di questa strada ci fossero gli Dei ad aspettarmi.
EdwigeMormile