Dedicato a Peppino dei Puccettoni
Da molto non ci incontriamo più,su questo blog,questo luogo ideale in cui io e Luca Daniele dedichiamo tempo,energie,con molte difficoltà di gestione,perché voi che ci seguite e leggete siete la nostra motivazione.
Sono successe tante cose, io un trasloco per poter continuare a scrivere,Luca un viaggio ai confini del mondo alla ricerca di visi che parlano e di paesaggi che sospirano.
Sì un trasloco, in una di quelle case che scricchiolano,raccontano,evocano, all’interno di un parco costruito negli anni ’50 nel centro della città di Avellino, la casa di famiglia,i pini con le loro fronde mi sfiorano il viso dal terrazzo, i gufi canticchiano tutto il giorno appollaiati sui rami, il cuculo mi ninna…qui mia figlia dormirà nella stanza che era già di suo padre, nel suo letto,giocherà sul suo tappeto,correrà in quel giardino sperimentando gli stessi giochi,ma,perché c’è sempre un ma in questi acquerelli, il nostro meraviglioso cane non c’è più, con lui avevo progettato di riappropriarci delle nostre solitudini,su e giù per il parco, ed invece all’età di 13 anni e mezzo mi ha lasciata,squarciata,sola,senza vita.
Ancora troppo presto per uscire nel parco senza di lui, quel parco in cui avevo deciso di metter mano… un’aiuola da sistemare, un buco da riempire,una siepe da topiare…adesso no,lo guardo da lontano, perché un giardino serve anche a questo, a placare,a quietare, a cullare…però le case di famiglia anche a questo servono, a raccogliere tutte le nostre creature che ci hanno accompagnato per la nostra troppo lunga vita e per la loro troppo breve…lui è qui in giardino con Joghi,con Igumenitza,con Persichella…
Il ritorno alla casa del Padre.